Pogba al Real Madrid sarebbe un affare per tutti

E’ difficile. Per chiunque abbia ancora negli occhi le gesta del giovane Paul Labile Pogba in Italia è davvero complicatissimo immaginare, anzi, fare i conti oggi con una realtà che lo vede, al momento, fuori dalla ristretta cerchia dei padroni del calcio europeo e mondiale. Senza deliziare i palati più raffinati con i suoi gol, i suoi giochi di magia in mezzo al campo, e senza figurare costantemente sulle prime pagine dei giornali che ne hanno spesso esaltato le prestazioni altisonanti. Come invece ci si aspetterebbe nel 2020 da un giocatore di queste proporzioni e di questa caratura tecnica.

La situazione strettamente attuale del francese in Inghilterra, al Manchester United, è quasi impietosa, perché in questa stagione tra infortuni (tre, ripetuti, alla caviglia) e motivazioni le presenze complessive sono solo 8, nelle quali Pogba ha collezionato 2 assist ma senza mai lasciare il segno alla sua maniera. E proprio in questo senso, le dichiarazioni del suo storico agente Mino Raiola – non direttamente indirizzate a lui ma lasciando forti sensazioni – sono sembrate arrivare con queste tempistiche proprio in soccorso, a salvataggio di un percorso di carriera ora dolorosamente, per tutti, un po’ arenato:

“In estate – le parole di Raiola a Marca – ho intenzione di portare un mio grande giocatore al Real Madrid. I miei rapporti con il club sono molto buoni -Ho la grande speranza di poter portare, un giorno, un grandissimo calciatore al Real Madrid. Vorrei portare una ‘stella’ a titolo definitivo. La cosa mi renderebbe molto orgoglioso, perché il Real Madrid è un grandissimo club”.

In attesa di riscontri più concreti, non possiamo però dimenticarci che il centrocampista ex Juventus rappresenta da parecchio tempo, insieme a Kylian Mbappè, uno dei più grandi desideri del tecnico blanco Zinedine Zidane; e che Florentino Perez, il presidente, forse ha qualcosina da farsi perdonare (in seguito alla tentata rivoluzione e dopo le brevi parentesi di Lopetegui e Solari) nei confronti dell’allenatore transalpino richiamato lo scorso anno al timone della nave. Colui il quale gli aveva portato in bacheca le tre Champions League consecutive. Con questo scenario sullo sfondo quindi, verrebbe da chiedersi in modo alquanto retorico: quale abito per il definitivo rilancio del classe ’93 calzerebbe più a pennello del Real Madrid, squadra alla quale chiunque ambisce da bambino, una società da sempre nell’èlite europea e che punta costantemente ai vertici del calcio mondiale?

Ricalcando qualche statistica di Paul Pogba, salta all’occhio come dopo l’ultima annata alla Juventus, la 2015/16, in cui collezionò 10 gol e 13 assist, il bottino del francese si sia rivelato in realtà abbastanza altalenante ma comunque consistente. Col suo passaggio al Manchester United, nella stagione 2016/17 ha registrato numeri in calo (9 gol e 6 assist tra tutte le competizioni), comprendendo però l’importante marcatura nella finale di Europa League di Stoccolma, vinta contro l’Ajax. Al termine dell’anno successivo, 17/18, dopo qualche infortunio, 6 reti e 12 assist totali arrivò il mondiale giocato e vinto da protagonista in Russia, dove tra l’altro timbrò a fuoco con un gol la finale di Mosca contro la Croazia.

Il gol di Paul Pogba con l’aiuto di una deviazione durante la finale di Europa League contro l’Ajax, a Stoccolma, nel maggio 2017.

E arrivando così alla passata stagione (2018/19), ci è utile annotare una prima parte assolutamente negativa a causa di qualche malumore con Josè Mourinho, poi allontanato, e una seconda metà invece molto positiva sotto la guida di Solskjaer, che ne ha caratterizzato un momentaneo riscatto. Momentaneo perché è verosimile che Mino Raiola sappia quanto sia necessario rilanciare definitivamente il suo assistito. Anche e soprattutto a livello economico: dopo essere stato riacquistato dai Red Devils nell’estate del 2016 per 105 milioni di euro, infatti, ora registriamo un valore di mercato ancora non totalmente esploso (100 M, Transfermarkt) e l’assoluta maturità tecnica non ancora raggiunta. Motivo per cui, il re dei procuratori potrebbe aspettarsi a breve termine un trasferimento, un’importante monetizzazione per quanto riguarda il cartellino oltre che, chissà, l’ingaggio a contratto più alto dell’intera carriera del suo assistito.

Ma, entrando nello specifico, come si andebbe a incastrare Paul Pogba nello scacchiere di Zidane?

Prima di tutto, portando a termine un’analisi sull’intero centrocampo dei Blancos, dobbiamo fare i conti con l’età ormai non più verdissima di Luka Modric (classe ’85, 34 anni) e Toni Kroos (classe ’90, 30 anni), le due mezzali dell’ultimo storico ciclo vincente del Madrid, ma che già in questa stagione sono stati alternati dal tecnico francese con la necessità di favorire il convincente exploit del ’98 Federico Valverde.

Considerando inamovibile la posizione da centro-mediano dell’equilibratore Casemiro (lui, classe ’92, nel pieno della sua maturità calcistica), verosimilmente il ruolo che Pogba andrebbe ad assumere in questo reparto sarebbe con pochi dubbi quello da mezzala sinistra offensiva, la stessa collocazione che tra l’altro lo ha consacrato alla Juventus a cavallo tra 2012 e 2015, e che invece ha ricoperto meno in Inghilterra, essendo stato impiegato all’Old trafford praticamente sempre da interno in un centrocampo a due, alle spalle di tre giocatori sulla trequarti.

(Credits: Serie A) Fiorentina-Juventus 15/16. Trovandosi nella sua posizione naturale, Pogba trova una linea di passaggio interessantissima che manderà in porta il suo compagno.

In questo caso, tenendo ovviamente in considerazione solo il resto della rosa attuale e non eventuali, oltre che probabili, ulteriori botti del mercato estivo, le soluzioni tattiche potrebbero essere principalmente due. Nella prima, che prevede un 4-3-1-2, davanti al centrocampo citato precedentemente (Pogba-Casemiro-Valverde) agirebbero un trequartista (Isco, James Rodriguez o Asensio) e due attaccanti “a scelta” tra Vinicius, Hazard, Benzema, Jovic o addirittura Rodrygo. Nella seconda ipotesi, forse leggermente più accreditata, nel 4-3-3 sarebbe impiegato il medesimo centrocampo, alle spalle però di un esterno offensivo sinistro puro (Hazard o Vinicius), una punta di riferimento (più Benzema di Jovic) e un esterno destro altrettanto incisivo (Lucas Vazquez, Asensio, Rodrygo, o addirittura Bale il quale però sembra molto concretamente fuori dai piani della società).

La prima ipotesi: Paul Pogba nel suo ruolo naturale dietro a un trequartista qualitativo e due attaccanti molto mobili in grado di aprire spazi.
La seconda opzione: Pogba più libero di inserirsi centralmente in un sistema di gioco più arioso e probabilmente più congeniale anche alle caratteristiche di Eden Hazard.

E infine ci sarebbe un’ipotesi tanto stuzzicante quanto piuttosto remota: immaginare il Polpo proposto sulla trequarti, coperto da un centrocampo che a questo punto, oltre a Casemiro e il Pacarito Valverde, comprenderebbe uno tra Kroos e Modric, però, non è una follia. Soprattutto sapendo di aver a che fare con un finissimo tattico, sempre favorevole a nuove soluzioni, quale appunto Zizou Zidane.

Che sia lanciato da trequartista o, come detto, molto più verosimilmente da mezzala sinistra, la costante dovrà – nel caso -riguardare la concessione nei suoi confronti di un certo livello di libertà tecnico-tattica, evitando di limitarne le giocate o di vincolarne oltremodo i movimenti. Proprio perché, a questo proposito, nel corso degli anni è emerso un dato di tiri in porta (fonte: understat.com) sempre maggiore in contesti più variabili dal punto di vista posizionale: per fare degli esempi pratici, più conclusioni con Allegri nel 15/16 all’interno di un 3-5-2 da mezzala più libera e verticale (3.70 a partita), piuttosto che da mezzala più bloccata e orizzonatale nel 4-3-1-2, come nell’anno precedente (2.39 shotx90).

(Credits: Serie A) Juventus-Torino 15/16. Pogba dalla posizione di mezzala sinistra nel 3-5-2 disegnato da Allegri si inserisce in zona centrale ricevendo un pallone proveniente dalla destra e scaricando Il missile che si infila nella porta granata.

In mezzo alle nostre speculazioni, probabilmente ancora premature, sul suo futuro, c’è ovviamente anche il blocco di insistenti voci su un suo ritorno a Torino, alla Juventus. Club che ha ancora un posto nel suo cuore, come tra l’altro ha dimostrato attraverso l’ultimo episodio con cui ha coinvolto i colori bianconeri, il video del personale allenamento casalingo indossando la maglia dei suoi ex compagni (nello specifico la 14 di Blaise Matuidi), alle prese con il serio problema Coronavirus:  

“So già che tutti i provocatori parleranno della maglia bianconera, ma io sto solo facendo il tifo per i miei amici”.

Nonostante quest’ultimo passaggio di certo non sfuggito ai “provocatori”, concludendo, al momento sembra rimanere comunque maggiormente concreta l’ipotesi di un suo passaggio al Real Madrid, realtà che potrebbe stimolarlo a dimostrare in via definitiva il suo potenziale, entrando con un curriculum già importante in un gruppo di stelle, più di quanto potrebbe essere propedeutico forse il ritorno in Italia all’interno di un ambiente già conosciuto, vissuto, che gli ha permesso di cucirsi sul petto 4 scudetti oltre che di raggiunge una finale di Champions League, e in cui arriverebbe da star indiscussa. Quasi indiscutibile.

(Credits: Serie A) Un’altra giocata con la maglia bianconera che ha messo in mostra tutte le capacità, anche cognitive, del francese. Qui ricevendo spalle alla porta, e pressato, si accorge in anticipo dello spazio e del movimento di Alex Sandro: pallone perfetto consegnato con l’esterno del piede destro, e terzino brasiliano che può così andare direttamente al traversone per le punte.

Arrivato praticamente in un batter di ciglia a 27 anni compiuti, per il classe ’93 sembra essere giunto il momento giusto per la grandissima occasione della sua carriera: accasarsi in una delle squadre più forti e influenti d’Europa che ha probabilmente tutte le intenzioni di aprire l’ennesimo ciclo vincente e decorato, affidandosi all’allenatore che più di tutti lo apprezza, e soprattutto con la possibilità concreta di arricchire il suo palmares aggiungendo titoli e salendo magari sul tetto del mondo, anche a livello di club, oltre che con la nazionale francese. Proprio per tornare magari al livello palesato in quel mondiale di due anni fa, al suo livello, al livello di Paul Pogba. Lo stesso giocatore dell’esperienza Italiana che ci aveva mostrato un talento sfolgorante e l’inizio di un’ascesa che attende ancora di essere completamente rispettata.