Conte tactics: il nuovo Tottenham

Dal Chelsea al Tottenham. La seconda vita in Inghilterra di Antonio Conte è ancora a Londra e, al di là di alcuni accostamenti relativi a prospettive, classifica, status e momenti storici, il parallelo tra i suoi Spurs e quelli che furono i suoi Blues potrebbe esistere anche a livello tattico e di soluzioni di gioco, aspetti sicuramente non a caso derivanti dalle caratteristiche almeno avvicinabili delle due rose e di un campionato come la Premier League che, a distanza di qualche anno, rimane sempre estremamente fisico, atletico, reattivo, veloce e frenetico.

Al momento dell’annuncio del raggiunto agreement tra il tecnico ex Inter e il Tottenham, i più attenti e interessati agli aspetti tattici avevano ipotizzato e proiettato sul campo l’ormai classicissimo 3-5-2 contiano, vero e proprio marchio di fabbrica – quantomeno in Italia – del tecnico leccese, con due totem del livello e della maturazione di Harry Kane ed Heung-Min Son a fungere da puri riferimenti offensivi in un ipotetico ma anche consolidato, scintillante attacco di coppia.

https://www.instagram.com/tv/CVxdBThlHGA/?utm_source=ig_web_copy_link

In realtà, però, l’idea di partenza del Conte inglese 2.0 nelle prime apparizioni in Premier e in Conference League, è un’altra: proprio come nel biennio al Chelsea, la proposta sembra consistere in un 3-4-3 (o 3-4-2-1) abbastanza spregiudicato, molto dinamico, con la chiara e futuribile volontà di valorizzare tutti gli elementi qualitativi avanzati della rosa durante il percorso, tra cui sicuramente il navigato ed esperto Lucas Moura, i talenti Bryan Gil, Steven Bergwijm e il creativo Giovani Lo Celso. A ben pensarci, tutti elementi difficilmente interpretabili o incastonabili in un 3-5-2 troppo canonico e codificato.

L’altra chiave per comprendere l’Antonio Conte versione british è l’associazione sulle catene esterne, porzioni di campo dove in Inghilterra si viaggia a velocità quasi sempre insostenibili. La maggior parte di noi ha ancora negli occhi i due accoppiamenti con sprint, sovrapposizioni interne ed esterne, tagli centrali o penetrazioni in dribbling tra Moses + Pedro (o Willian) a destra e Alonso + Hazard a sinistra nel 3-4-3 focoso e rabbioso del Chelsea 16/17 e 17/18. Ecco, a primo impatto Emerson Royal (o Doherty) + Lucas e Reguilon (o Sessegnon) + Son in questo nuovissimo Tottenham potrebbero non andare troppo lontani da questi principi tattici e posizionali. Scontato ammettere quanto la continuità tra i due contesti potrà essere dettata in questo caso da un uomo che impartisce ordini e direttive intransigenti dalla panchina, inculca a fondo i concetti in allenamento e generalmente ottiene il massimo da ogni interprete a disposizione.

Questo 3-4-2-1 – cioè una variante solitamente più creativa ed elastica del 3-5-2 standard – è molto gradito e utilizzato da Conte anche per la possibilità, quando è necessario abbassarsi a protezione della metacampo o della propria area, di sistemarsi in fase difensiva con un 5-4-1 molto compatto facendo scalare e abbassando sia i due esterni di centrocampo che i due trequartisti laterali o esterni d’attacco. Sua soluzione preferita, come dicevamo, a Stamford Bridge e applicata però in certi frangenti delicati anche durante l’esperienza all’Inter grazie al prezioso lavoro sporco di Lautaro Martinez a sinistra e lo slittamento di un sempre disponibilissimo Nicolò Barella sulla destra.

La disposizione del Chelsea di Conte in un match proprio contro il Tottenham: 4-5-1 piazzato e definito con Willian e Hazard a comporre la linea di centrocampo a 4.
La stessa disposizione in un match della scorsa stagione tra Inter e Atalanta: 4-5-1 difensivo,
stavolta con una mezzala che si apre (Barella) e una punta che si abbassa esternamente (Lautaro).
Stessa soluzione tattica verso cui sembra già orientato il nuovo Tottenham di Conte in fase difensiva:
situazione transizionale e infatti Son deve ancora percorrere qualche metro per rientrare a protezione.

Passando invece al possesso e alla fase d’impostazione, qui al posto del classico 3 + 1 (difensori centrali + regista basso) bianconero, azzurro e nerazzurro, il neo-manager del Tottenham sembra puntare decisamente davanti a Lloris in avvio di manovra su un 3 + 2 (idealmente Davinson Sanchez, Romero – o Dier – e Ben Davies + Hojbjerg e Winks) più sfalsato e sostanzialmente a scacchiera, probabilmente anche per la mancanza di un regista esperto, puro, fatto e finito. Perché Harry Winks non è Brozovic, o comunque, ha sicuramente l’ambizione di affermarsi sui livelli del centrocampista croato ma oggi non può certamente rientrare in questo specifico confronto diretto per apporto di continuità, linee di passaggio, dinamismo, posizionamenti, presenza difensiva e pressioni sul regista avversario, tutti aspetti su cui anche lo stesso Brozovic è migliorato esponenzialmente negli ultimi 3 anni e in età più matura.

Classico esempio di 3 + 1 che ha contraddistinto il sistema di Conte anche nella vincente esperienza alla Juventus: Barzagli, Bonucci e Chiellini formano con Andrea Pirlo un rombo molto difficile da andare a pressare.

Rimane da capire se Conte rinuncerà al suo oliatissimo 3-5-2, e quindi a un reparto mediano chiaramente e solidamente a tre con la garanzia di maggior equilibrio, anche con il rientro e l’integrazione di Tanguy Ndombelè e Dele Alli al top della condizione fisico-mentale, due mezzali possibilmente e potenzialmente perfette nel calcio dell’ex guida tecnica oltre che bandiera della Juventus. Anche se, facendo qualche ipotesi prendendo da riferimento e modello il 3-4-2-1, il classe ’96 francese potrebbe stazionare con profitto nei due mediani davanti alla difesa mettendo sul piatto ottime caratteristiche in entrambe le fasi di gioco, mentre il talentuoso ed elegante freak inglese, molto propenso all’inserimento e alla percussione, ha la chance di diventare un’importante pedina offensiva e soluzione alternativa ricevendo palloni e appoggi alle spalle di Kane con discreta libertà, magari anche a partita in corso per spaccare qualche equilibrio.

Dele Alli (25) centrocampista di quantità e qualità che Conte deve provare a rivalorizzare.

Nelle primissime uscite e apparizioni, il Tottenham di Conte ha iniziato a vincere, dare già buoni segnali di crescita mentale e tattica contrapposti a un avvio di stagione quasi totalmente disastroso sotto la guida di Nuno Espirito Santo.

Il lavoro pressante di un allenatore forse più di tutti metodico tatticamente, le potenzialità della rosa, la solidità economica della società e solo alcuni degli innesti paventati in vista della prossima sessione di mercato di gennaio e quella più profonda di giugno (Stefan De Vrij, Frank Kessiè, Dusan Vlahovic, solo i primi tre elementi della Serie A già messi nel mirino), lasciano pensare a un’altra, l’ennesima piazza in cui Antonio Conte potrebbe lasciare pesantemente il segno grazie alla sua mentalità costantemente demanding e ambiziosa, oltre che magari tentare con forza di ricominciare a riempire la bacheca di quello che rimane un club prestigioso ma lontano dal successo ormai da troppo tempo.