Le vie di Vlahovic

E così, quasi d’improvviso, tutti pazzi per Dusan Vlahovic. Dopo gli interessamenti pesanti di Milan e Juventus, si è unita al coro anche la voce di Beppe Iachini: “Conoscevo il valore di Vlahovic, all’inizio di questa stagione ha fatto delle panchine perché non aveva fatto la preparazione e non era in condizione. Ho preferito altre soluzioni per quel momento”. Passando anche all’estero, c’è da sottolineare invece come nelle ultime settimane si siano aggiunti alla lista dei pretendenti al talento ex Partizan anche top team del calibro di Manchester United, Liverpool, Real Madrid e City. Insomma, qualcuno considera Vlahovic una seria e credibile alternativa al più costoso Haaland, per il quale la cifra da sborsare in estate sembra dover essere davvero altissima.

Riavvolgiamo il nastro. Si, come sottolinea Iachini la scorsa stagione di Vlahovic fu tutt’altro che negativa sotto la sua guida, ma all’inizio di quest’annata – sempre con lo stesso mister ex Palermo e Sassuolo in panchina – il classe 2000 serbo è stato relegato molto spesso in panchina a guardare solo da lontano i vari Kouamè, Ribery, Callejon e Cutrone, che partivano davanti a lui nelle gerarchie.

Sembra strano dirlo, ma la fortuna della Fiorentina di quest’anno potrebbe essere stata quella di puntare per tutta la parte centrale di campionato sul navigatissimo Cesare Prandelli, il quale con il suo metodo, la sua fiducia e la sua pazienza, ha fatto piano piano esplodere Vlahovic, regalando alla Viola un bomber per la stagione in corso e soprattutto costruendo un gran valore per le future casse delle società.

La personalità di Vlahovic, diventato ormai il leader offensivo della Viola, che esulta con Castrovilli.

Analizzando attentamente lo scenario, però, converrebbe davvero a Vlahovic e alla Fiorentina separarsi al termine di questa stagione?

La mia risposta, forse meno scontata ma più ragionata, è no. E per parecchi motivi.

Come abbiamo detto Vlahovic è un classe 2000, ha 21 anni, è giovanissimo e ha ancora estremo bisogno di maturare esperienza e fiducia. Giocando. Per il suo gioco e il suo sviluppo sembra assolutamente necessario continuare ad aumentare minutaggio e ottenere quella continuità di rendimento che tanto gli è mancata nei suoi primi anni d’impiego in prima squadra.

Nel match contro il Milan, Vlahovic riceve all’interno dell’area da riferimento offensivo assoluto, con il suo compagno Ribery (sulla carta seconda punta) che si mette in verticale per ricevere e andare al tiro.

Vlahovic deve giocare, essere e sentirsi punto di riferimento assoluto per crescere, tutto importantissimo per un attaccante di bellissime speranze e aspettative. Il caso Kulusevski, seppur differente, è emblematico: una stagione brillante, anzi brillantissima, spesso non basta e talvolta c’è bisogno di costruirsi appieno prima di compiere il grande passo. Fare il vice-Ibra nel Milan di Pioli e l’alternativa a Morata, o chi per lui al centro del nuovo attacco bianconero, potrebbero non essere le soluzioni ideale per completare il suo percorso di crescita, continuità e completezza realizzativa. Da questo punto di vista forse il contesto più in linea con le sue esigenze d’impiego sarebbe quello imbastito dalla nuova Roma, magari orfana di Dzeko, ma anche qui il talento della Viola incontrerebbe un ambiente che mette facilmente in discussione il valore dei suoi beniamini.

Restando a Firenze, Vlahovic si completerebbe arrivando alla fine della prossima stagione a un anno dalla scadenza del suo contratto naturale (giugno 2023). Per il suo bene e anche quello della società di Commisso, che otterrebbe anche il massimo sul mercato dopo un’altra presumibile importantissima stagione del serbo dal punto di vista realizzativo.

Gennaro Gattuso, una delle possibili soluzioni per la prossima stagione della Fiorentina.

Giocare l’ultima stagione a Firenze significherebbe farlo molto probabilmente in una squadra abbastanza ambiziosa: le ultime voci portano a un progetto costruito con Gattuso in panchina, anche se le alternative Spalletti e, più lontana, Sarri, garantirebbero comunque buone prospettive. Inutile dire che Vlahovic sarebbe tecnicamente, tatticamente e per caratteristiche perfetto per tutti questi tecnici. Per il 4-3-3 di Gattuso e Sarri, ma anche per l’abituale 4-2-3-1 di mister Spalletti.

Vlahovic è un attaccante di riferimento ma anche mobile, che sa spaziare per il fronte d’attacco e giocare con la squadra.

Indubbiamente, la maggior parte del lavoro per trattenere Vlahovic dovrà avvenire sulle ali dell’entusiasmo di Rocco Commisso, con l’obiettivo di dare un forte segnale alla tifoseria come accaduto al suo arrivo quando decise fermamente di trattenere Federico Chiesa in città.

Passione per l’ambiente e volontà di far saltare i tifosi: siamo sicuri che Vlahovic lascerebbe volentieri tra un anno magari dopo una stagione con tanta passione, anche dal vivo, e altrettante gioie regalate e ricevute esultando sotto la Fiesole.

Che poi potrebbe davvero, tra un anno, lanciare nel panorama del grandissimo calcio quello che sarà con pochi dubbi un ventiduenne svezzato, completo, maturo e in formato europeo, o addirittura mondiale.