Gasperini guida la Dea

Da qualche anno ormai l’Atalanta non è più una sorpresa per nessuno, ma in questa stagione ha portato a termine un ulteriore step: l’avventura in Champions League, nonostante i tremolii iniziali, ha regalato una qualificazione storica. E ora, giunti agli ottavi, le sensazioni si dividono a metà, da una parte la magica sorpresa da vivere con la solita spensieratezza e dall’altra la consapevolezza di avere una reale possibilità contro il Valencia, tanto che addirittura la Dea affronta il primo turno ad eliminazione diretta della sua storia quasi da favorita.

Al timone della nave c’è ancora e, verrebbe da dire, ovviamente la figura di Gian Piero Gasperini, artefice delle ultime stagioni scintillanti dell’Atalanta. Nel club bergamasco l’ex allenatore di Inter e Genoa ha instaurato un vero e proprio sistema attorno a cui tutto, o quasi, sembra ruotare sempre nella maniera ottimale nonostante i cambiamenti, il trascorrere delle stagioni e i, rari, incidenti di percorso. I principi sui quali il Gasp ha insistito per portare la squadra bergamasca ad alti livelli e ad una continuità di rendimento impronosticabile sono abbastanza rigidi e molto riconoscibili. A una mentalità vincente e a una condizione atletica particolarmente curata, il tecnico di Grugliasco ha saputo affiancare dettami tattici tanto semplici quanto efficaci.

Partiamo dalla centralità della costruzione di gioco: in fase di possesso palla, mister Gasperini vuole che il portatore abbia necessariamente più soluzioni disponibili, motivo per cui richiede un movimento continuo e costante ai suoi interpreti, soprattutto dalla metà campo in sù dove interni, centrocampisti avanzati e punte si scambiano posizioni e compiti continuamente nel corso della gara. Basti pensare al dinamismo che ha saputo aggiungere alla qualità di Josip Ilicic rendendolo un giocatore totale o ai movimenti ripetuti, e adattati alle caratteristiche peculiari di Duvan o Muriel, da parte del capitano Papu Gomez, il quale già un paio di stagioni fa ci aveva abituato a scambiarsi la posizione con il disponibilissimo Andrea Petagna o con l’incursore Cristante). Proprio al centrocampista ex Milan e Benfica, ora della Roma, il concetto di occupazione degli spazi in fase offensiva è stato caro e fondamentale, portandolo ad inserirsi spesso tra le linee o addirittura alle spalle dell’ultima linea, e a trovare la via della rete per ben 12 volte nell sua stagione più fruttuosa.

(Credits: Serie A) Qui, contro la Roma, Ilicic vede Duvan defilato e capisce di dover agire da attaccante: Gosens va sul fondo e mette a rimorchio, Ilicic spara a lato di pochissimo col mancino.

Per quanto riguarda la fase di non possesso, la squadra è risultata sempre estremamente compatta e in grado di reggere l’urto anche di avversarie di un certo calibro, come abbiamo visto per esempio a San Siro contro l’Inter. La squadra di Conte, seppur non troppo in serata, è stata notevolmente limitata dell’abnegazione tattica e fisica degli avversari, capaci di una pressione a tratti asfissiante. Chiave questa, su cui l’Atalanta dovrà puntare anche in ottica Champions nel doppio turno contro il Valencia, squadra che ama farsi schiacciare, ma che di contro offre una buona gestione della palla nel momento della riconquista: appannare le fonti di gioco spagnole e non permettere a Parejo e co. di usufruire degli spazi spesso invece disponibili in Liga sarà verosimilmente una delle discriminanti per uscire vincenti dal primo ottavo di finale della storia per la squadra di Bergamo.

Riferendoci a questa pressione e a questa metodologia di calcio reattivo, il segreto di Gasperini sta nella cura maniacale della difesa di reparto, quella in cui tanto si era esaltato Mattia Caldara e nella quale si stanno consolidando col passare del tempo giocatori come Mancini (già lontano da Bergamo), Palomino e Djimsiti, grazie ad un sistema collaudato di marcature preventive (spesso e volentieri uomo contro uomo) e ad uno spiccato senso del sacrificio tra i compagni, che tra le altre cose, permette alla Dea di portare il baricentro di aggressione molto più in avanti. Un ruolo altrettanto fondamentale nei moduli di Gasperini lo hanno avuto e tuttora lo hanno i due esterni di centrocampo (ieri Spinazzola e Conti, oggi Gosens e Hateboer) che in fase difensiva ricoprono interamente la fascia trasformando il 3-4-1-2 in 5-3-2, rendendo difficile agli avversari l’obiettivo di scardinare la difesa davanti a Gollini.

Parlando con giocatori passati sotto la guida tecnica di Gasperini, la cosa che tutti mettono in evidenza è come prima di andare in campo ognuno sappia perfettamente quello che dovrà fare in ogni situazione di gioco e questa, probabilmente, è la più grande forza dell’Atalanta. Tanto che i nerazzurri sembrano essere gli unici a trovare un ordine chiaro nel disordine che creano sul campo agli avversari grazie ai loro movimenti e interscambi continui. Tanto che, per assurdo che possa sembrare, l’Atalanta ha dimostrato di essere squadra allo stesso tempo tanto sbilanciata quanto estremamente equilibrata sul piano tattico. Mentre la pecca si vede piuttosto sul piano mentale quando risulta essere a tratti fragile e soggetta a cali di concentrazione (vedasi secondo tempo con la Lazio di inizio stagione), quindi, bisognosa a tratti di un riallacciamento di tensione da parte di Gasperini, sempre bravo a ricompattare mentalmente il gruppo e presentare per gran parte della stagione una formazione dall’efficacia unica.

(Credits: Serie A) Ancora una volta, sempre contro la Roma: Gomez vede lo spazio e capisce di dover proporsi coi tempi giusti sullo scarico di Duvan per Ilicic, il quale poi servirà il Papu in profondità. A tu per tu con Pau Lopez, Gomez si fa poi ipnotizzare.

Un’ulteriore qualità del tecnico atalantino risiede nella capacità di ottenere risultati convincenti nonostante i continui cambiamenti e stravolgimenti della rosa. Negli ultimi quattro anni si è passati dalle cessioni illustri di uomini chiave come Kessié, Gagliardini e Conti e poi ancora, nelle finestre di mercato successive, agli addi dei vari Cristante, Petagna, Caldara e Spinazzola, ma Gasperini ha sempre saputo trovare una soluzione alternativa, assistito anche dall’ottimale lavoro della società sul mercato in entrata e dall’iniezione di nuovi talentuosissimi giovani dalla Primavera (l’ultimo Traoré, gia in gol con la prima squadra). Storicamente l’Atalanta predilige puntare sui suoi ragazzi, ma negli ultimi anni sembra essersi specializzata su un target ben preciso: ragazzi integri fisicamente, giovani, dal fisico formato e prestante o comunque reattivo a livelli estremi e da doti atletiche, oltre che tecniche, importanti. Il ruolo non importa, voi dateli a mister Gasperini con ampi margini di miglioramento o con enorme potenziale da rigenerare (si, Muriel, ci stiamo riferendo a te) e al resto ci penserà lui.

Proprio per questi ultimi fattori, il limite del “sistema Gasp” sembrerebbe essere la difficile applicabilità alle cosiddette big (esperienza all’Inter ancora in evidenza), dove emergono personalità dei giocatori più spiccate e difficili da gestire, equilibri di spogliatoio più delicati ed esigenze di società e tifosi differenti, soprattutto nel breve termine. Ma questo poco importa, Gian Piero Gasperini ha trovato una dimensione che gli calza a pennello e al momento nella sua mente non sembra esserci nulla che lo stuzzichi più di quanto non possa già stimolarlo l’obiettivo di guidare l’Atalanta verso una campagna europea sempre più sorprendente, rendendo questa stagione ancor più entusiasmante di quelle passate.