De Ligt si sta prendendo la Juventus

L’analisi (a cura di Andrea Rossetti)

Matthjis De Ligt si sta prendendo con forza la Juventus. Dopo un inizio tormentato e difficile, il ragazzo nato a Leiderdorp il 12 agosto 1999, da qualche tempo a questa parte riesce con costanza a mettere sul piatto tutte le sue potenzialità, il che ci spinge volentieri a trovare spunti per analizzare nel dettaglio le sue peculiarità e le caratteristiche tecnico-tattiche che lo contraddistinguono.

A onor del vero, a grandi linee tutti lo conosciamo già da un po’, avendo ancora negli occhi gli straordinari valori evidenziati la scorsa stagione con la maglia dell’Ajax, anche e soprattutto in Champions League dove i lancieri sono arrivati a pochi secondi dalla finale di Madrid.

Ma entrando nel dettaglio, le misure fisiche del centrale olandese lo identificano come un vero e proprio colosso (188 cm x 89 kg), tale da risultare un centrale difensivo solido, con grande impatto fisico, in grado di vincere la scorsa stagione ben il 62% di duelli aerei con gli attaccanti dell’Eredivisie.

Le sue più spiccate qualità, però, sono da subito sembrate a tutti gli addetti ai lavori la grande confidenza tecnica che lo rende sicuro nelle uscite o nell’avviare l’azione da dietro e una personalità che – nonostante la carta d’identità – era apparsa già quella dei più grandi, permettendogli lo scorso anno, già a partire dalle qualificazioni per Euro 2020, di confrontarsi con attaccanti del calibro di Lewandowski (Olanda-Polonia) o di Timo Werner (Olanda-Germania), vedendolo spesso uscire vincitore anche dai duelli fisici personali uno vs uno.

I primi dubbi su quali possano essere le criticità del ragazzo vincitore del Kopa Trophy 2019 arrivano nel momento del suo arrivo in Italia, viste le diverse attitudini difensive di un campionato totalmente differente, dove diventano fondamentali attenzione ed equilibri tattici.

E’ emersa per esempio in principio la difficoltà dell’olandese a marcare la parte bassa dell’area a difesa piazzata, situazione che lo ha visto poco attrezzato e preparato a causa delle opposte abitudini del calcio olandese ed europeo, in cui l’atteggiamento generale porta a difendere zone di campo sempre più avanzate. Complici questo fattore e la posizione di centrale di sinistra (nonostante l’ottima tecnica di base si trova decisamente più a suo agio con il piede destro) nello scacchiere di difesa a quattro bianconero, sono arrivati anche i primi e molteplici calci di rigore concessi abbastanza in successione, che hanno portato buona parte dell’opinione pubblica a bollare (forse, e diciamo forse, in modo prematuro) l’operazione De Ligt come un fallimento di ambientamento nel nostro calcio da parte del classe ’99 per cui la Juventus ha sborsato in estate in estate 85 milioni di euro.

(Credits: Serie A) In occasione di Juventus-Bologna 2-1, negli ultimi minuti, De Ligt si trova nella posizione di centro sinistra e su un traversone apparentemente innocuo reagisce in modo piuttosto scomposto essendo costretto ad agire con il suo piede debole (il sinistro). Risultato: palla svirgolata che finisce poi sul braccio, rigore non concesso ma grossissimo rischio per l’olandese.

L’altra discriminante negativa dell’avvio di De Ligt in bianconero è stata sicuramente dettata da un’iniziale carenza di cattiveria agonistica, e probabilmente anche di concentrazione nell’arco dei novanta minuti: nei suoi primi anni di carriera da professionista il centrale ex Ajax è sempre stato libero di impostare con totale tranquillità, senza badare troppo all’equilibrio tattico difensivo ma pensando quasi esclusivamente allo sviluppo della manovra orientata ad offendere.

Il Matthijs De Ligt che conosciamo oggi, anche dopo aver assistito alla sua prova dominante contro l’Inter, sembra aver superato queste problematiche oltre anche alle possibili complicanze emotive e psicologiche che ne potevano derivare.

Ma nello specifico, com’è migliorato l’olandese nelle sue prestazioni?

Innanzitutto condividendo con Sarri l’idea di invertire la sua posizione da centrale di sinistra a centrale di destra, che gli ha permesso di trovare più facilità in impostazione e un importante incremento di sicurezza sui traversoni bassi (non a caso, anche il numero di errori e rigori si è normalizzato, rasentando la perfezione).

Spulciando forse uno dei suoi pochi limiti, cioè la non esaltante elasticità nel gestire l’attaccante veloce nello stretto, De Ligt sta prediligendo una fase difensiva più alta e più convincente, tamponando il pericolo (come accaduto per esempio con Lautaro Martinez e Lukaku nell’ultima sfida) prima di portarselo in prossimità dell’area di rigore, e soprattutto con la possibilità eventuale di andarlo a recuperare con decisione in un secondo momento, esaltandosi come nel caso della porta sbattuta in faccia a Correa negli ultimi minuti di Juventus-Atletico Madrid sul risultato di 1-0, in Champions League a novembre.

(Credits: JHTV Production) L’occasione della chiusura su Correa in Juventus-Atletico Madrid. Sulla dolcissima palla di Joao Felix, De Ligt si gira rapidamente su se stesso rincorrendo il pallone con ferocia, anticipando l’avversario e mettendo il pallone in corner.

Nonostante la grande precisione in impostazione (sbaglia molto raramente: 89,9% di passaggi riusciti sia in Serie A che in Champions League) e a fronte della poca adattabilità di un altro costruttore di gioco come Bonucci, difensore all’apice della propria carriera, Matthjis si è sentito giustamente costretto ad aumentare la sicurezza difensiva (3.6 spazzate a partita, 2.9 duelli aerei vinti in A e 3.4 in UCL) e a diventare inevitabilmente il difensore più aggressivo della coppia (1 contrasto e 1.2 falli x90 nel nostro campionato).

In aggiunta abbiamo potuto notare una crescente lucidità nel marcare a difesa piazzata in linea e in completa coesione con i compagni, evitando entrate sconsiderate, uscite a vuoto o posizionamenti potenzialmente rischiosi; e in questo senso il merito non può che essere riconducibile al lavoro in allenamento di Andrea Barzagli su tutto il reparto arretrato, oltre che nello specifico proprio su De Ligt a livello individuale.

Ci chiediamo quindi quali possano essere altri eventuali margini di miglioramento nel gioco dell’ex Golden Boy, che in possesso di qualità tecniche lampanti, personalità, fisico ed età dalla sua parte, dovrà cercare di non perdere mai la focalizzazione per l’intero corso della gara, provare a leggere in anticipo lo svolgimento dell’azione (anche a palla lontana) e prestare più riguardo alle marcature preventive sia quando la squadra è sbilanciata in avanti, sia quando singolarmente viene costretto a difendere al limite dell’area per evitare l’imbucata: il gol subito in Lazio-Juventus da Milinkovic-Savic, per esempio, mette in evidenza un De Ligt che si fa leggermente attrarre visivamente dalla palla piuttosto che prevedere il movimento del serbo.

In ogni caso Paratici e la Juventus sono consapevoli di avere a disposizione un difensore di grandissima prospettiva, che ha dimostrato tra l’altro di potersi adattare a giocare in coppia con qualsiasi compagno di reparto (Bonucci e Rugani ora, prossimamente con Chiellini e in linea futuribile anche con Merih Demiral).

Chiudiamo con una domanda che forse vi sarete già fatti: chi potrà essere e che valore potrà avere, Matthjis De Ligt, al compimento dei suoi 25 anni? Sarà già considerato il miglior difensore al mondo e godrà della stessa considerazione che si ha al momento del suo connazionale Virgil Van Dijk? Forse si, o forse no. La risposta è da rimandare. Ma ipotizzare attualmente il peak della sua carriera e immaginare di porre dei limiti alla crescita di un talento di queste proporzioni, potrebbe portare all’ennesima valutazione errata e troppo affrettata sul suo conto.

La storia (a cura di Simone Schillaci)

Il suo blog: https://simoneschillaci.altervista.org/home/

Provate ad immaginare il cuore di un leone africano nel corpo di un bambino grassottello che corre per i colorati campi di tulipani olandesi. In una nazione in cui il calcio è radicato da molti anni non è una rarità vedere giovani crescere e diventare dei campioni, gli illustri esempi ci son tutti, ma c’è un piccolo ragazzo dalle spalle larghe che tra i tulipani ha spiccato il volo e non vuole fermarsi più. L’Ajax di giovani ne ha visti passare, ma uno come Matthjis De Ligt è un’eccezione, una splendida eccezione.

Il piccolo “dikkie”, così era soprannominato dai compagni, è un piccolo bambino di otto anni quando viene notato dagli scout dell’Ajax, che lo scartano e lo ritengono troppo lento e grassottello. Nonostante questa scelta il ragazzino continua a voler giocare a calcio, preferendolo ad altri sport come hockey e tennis, mostrando testardaggine e forza di volontà sin dalla più tenera età. Una scelta che alla lunga paga, un errore madornale che rischiava di costare caro ai lancieri, che però si fanno perdonare più avanti: a sedici anni l’Ajax lo fa debuttare nel calcio che conta, in Eredivisie.

Nonostante l’età il piccolo ‘Matta’ dimostra personalità da vendere e nel giro di poche settimane, nonostante la sua giovane età prende le redini della squadra. Il classe ‘99 brucia le tappe e dopo un solo anno è escalation: prima diventa il più giovane di sempre a giocare una finale europea, persa contro il Manchester United, ma vinta in ogni duello territoriale e poi si prende la fascia da capitano, a soli diciotto anni. Gli occhi di mezza Europa non sono puntati su di lui, che passa piuttosto inosservato, fino a che non arriva l’exploit in Champions League e diventa il pezzo pregiato del football europeo.

(Credits: Getty Images) De Ligt in azione a Stoccolma durante la finale di Uefa Europa League del 2017 contro il Manchester United. Qui, il classe ’99 si disimpegna in chiusura su Marcus Rashford uscendo vincente e subendo un fallo.

L’Ajax nella stagione 2018-19 domina per ideologie, metodologie e calcio giocato, terminando la propria cavalcata nella massima competizione europea solo in semifinale, in una partita al cardiopalma contro il più quotato Tottenham ma facendo innamorare mezzo globo. De Ligt in quella partita iscrive il proprio nome al tabellino dei marcatori e si candida fortemente ad un ruolo di primo piano nel calcio mondiale, dimostrandosi pronto per un prestigioso palcoscenico. La superba Nations League con gli Orange lo lancia ancor di più in orbita e le grandi del calcio fanno a botte per garantirsi le prestazioni di un diciottenne che gioca con la personalità da navigato. Manchester United, Barcellona e Juventus sono le tre candidate favorite, Mino Raiola il procuratore col fiuto da segugio, il resto è già storia. Storia sono i quasi 85 milioni sborsati dalla Vecchia Signora, che si aggiudica un futuro élite mondiale.