Il mediano nel calcio di Pep Guardiola

In relazione al nome di Pep Guardiola, sin dal principio della sua carriera di allenatore, si è parlato, si parla tuttora e si parlerà sicuramente anche in futuro principalmente di giocatori offensivi, spettacolari, talentuosi e soprattutto esaltati proprio dalla filosofia calcistica del catalano. Messi, Xavi, Iniesta, De Bruyne, Sterling, Bernardo Silva e Aguero sono solo alcuni degli interpreti che, avendo avuto il privilegio di poter legare il loro destino all’attuale tecnico del Manchester City, hanno trovato l’opportunità di prendersi spesso le prime pagine dei quotidiani o ancor meglio di inanellare annate di rendimento stellare e – a margine ma non troppo – di aggiungere titoli alle loro bacheche personali.

In un ecosistema tecnico di Guardiola che si possa rispettare, però, c’è regolarmente anche una figura meno spettacolare ma sicuramente unica per importanza, nel ruolo che proprio Pep (avendolo ricoperto a lungo nella sua carriera sul campo) conosce molto bene: il centromediano metodista nella posizione di schermo e primo costruttore davanti alla difesa.

Dal 2008, anno dell’inizio dell’avventura sulla panchina del Barcellona, si sono susseguiti alla corte di Guardiola diversi mediani che possiamo definire “iconici”, a cominciare dall’ivoriano Yaya Tourè, primo interprete a disposizione, al quale però Pep ha quasi immediatamente preferito il canterano Sergio Busquets, ritenuto pronto fisicamente e soprattutto di gran lunga più plasmabile alle sue idee di gioco, già all’epoca innovative e avanguardistiche. Leggermente discostato è il ragionamento che riguarda l’esperienza  al Bayern Monaco, club in cui dal 2013 Guardiola ha alternato nel ruolo di equilibratore più soluzioni e in cui non a caso abbiamo assistito all’evoluzione di un contesto tattico meno preimpostato e molto più variabile rispetto al precedente, perfetto, spartito blaugrana. In Germania, infatti, le chiavi da vertice basso di centrocampo sono state affidate prima a Bastian Schweinsteiger, successivamente a Xabi Alonso o a Javi Martinez, e poi ancor più coraggiosamente al giovane Kimmich, oltre agli esperimenti di Lahm (fino a quel momento stabilmente terzino) e Vidal (da sempre mezzala box to box piuttosto che perno centrale). Tutto questo fino a ritornare, nel 2016 con la firma sul contratto che lo ha legato al Manchester City, a un rappresentante del ruolo più stabile, continuo, adatto e pronto: l’ex Shakthar Donetsk Fernandinho, il quale ha garantito al suo allenatore tre stagioni di assoluto livello. E arriviamo quindi così all’ultimo nome in ordine di tempo, il nome del presente. Un giocatore, Rodri Hernandez, che proprio Guardiola ha voluto fortemente strappare all’Atletico Madrid e portare con sé in Inghilterra nel corso dell’ultima finestra di mercato estiva.

Pep Guardiola che da indicazioni a Sergio Busquets, il prototipo di mediano perfetto modellato dalle idee del tecnico catalano.

Passando però allo specifico, e al campo, quali sono le caratteristiche che deve possedere il mediano nel calcio di Guardiola?

Avendo tracciato un percorso di tutti gli interpreti che hanno ricoperto questa posizione poco esaltata ma di grande importanza, è indubbiamente emerso nel complesso un insieme di specifiche generali comuni che lasciano trasparire un vero e proprio prototipo richiesto e completato dal tecnico catalano. A partire dalla conformazione fisica, perché l’identikit è quella del giocatore ben strutturato, dalle leve lunghe, che si muova a testa alta in modo elegante, e che soprattutto risulti muscolarmente pronto per reggere i molteplici contrasti in mezzo al campo. Se apriamo invece il discorso dei compiti specifici tecnico-tattici che Pep esige dal suo pivote, le richieste riguardano innanzitutto una prima impostazione (spesso abbassandosi tra i due centrali di difesa) pulita, rapida ed efficace, senza fronzoli, e poi la creazione di linee di passaggio e possibilità di triangoli per i compagni, sempre facendo viaggiare il pallone a due tocchi ad altissime frequenze. Il tutto rifinito da un lavoro sporco e spesso non appariscente a sostegno delle due mezzali più qualitative e creative, alle quali il centromediano deve garantire sostegno oltre che offrire una raffinata organizzazione mentale di marcature preventive quando si attacca, con l’obiettivo di recuperare il pallone, una volta perso, nella zona di campo più alta possibile senza subire transizioni negative fastidiose. Insomma, nel complesso l’abbinamento è tra le necessità di dettare i tempi di gioco in uscita della squadra da un lato e l’obbligo di garantire compattezza dall’altro. Da qui, non a caso, il mediano che si cala in queste vesti  viene definito il “tattico” o l’”equilibratore” del sistema in cui opera.

(Credits: Alesia) Rodri, in ordine di tempo l’ultimo mediano di Pep, ci rende chiaro il concetto della posizione perfetta in cui posizionarsi in quel ruolo in avvio di manovra, in zona luce quando i due centrali sono pressati.
(Credits: L’Ultimo Uomo) Nell’altra campo è sempre Rodri che fa comprendere con facilità il discorso di marcature preventive: in caso di perdita del pallone il mediano di Guardiola deve immediatamente alzarsi a schermare il portatore di palla avversario, cercando di ostacolare anche tutte le sue possibili giocate.

Quali possono essere quindi i giocatori che in futuro potranno adattarsi a quel ruolo nel calcio di Guardiola?

Viste le svariate e complesse caratteristiche richieste a questo giocatore, per forza di cose completo calcisticamente, al momento non appaiono tantissimi i profili che potrebbero ipoteticamente in futuro prendere in mano il motore delle squadre del tecnico ex Barça. E, inoltre, tutti i giovani indiziati avrebbero l’obbligo di limare qualche difetto per divenire totalizzanti in collettivi articolatissimi come quelli architettati dallo stesso Pep. Viene da pensare per esempio allo juventino Rodrigo Bentancur, che dovrebbe però ridurre i tocchi e elevare i suoi tempi di gioco, a Mikel Merino, centrocampista della Real Sociedad in linea con le esigenze fisiche (188 cm) e tecniche ma probabilmente ancora un po’ carente nella fase di contenimento, a Wilfred Ndidi del Leicester, nigeriano classe ’96 che al contrario dovrebbe compiere un leggero upgrade nella pulizia tecnica in uscita, e infine al francese dell’Arsenal Matteo Guendouzi, il quale troverebbe nella lettura del posizionamento tattico il suo più concreto margine di miglioramento. Ovviamente possibilità e sviluppi che andrebbero in tutti i casi a completarsi proprio sotto l’eventuale guida del maestro catalano, in grado di trasferire ai suoi calciatori nozioni  e sublimazioni visionarie studiate alla perfezione. Verosimilmente come nessun altro sul pianeta.

Una foto di questa stagione in cui è ritratto Rodrigo Bentancur, probabilmente uno dei maggiori prospetti che potranno affermarsi nel ruolo di centromediano metodista in un sistema con le caratteristiche di quelli organizzati da Guardiola.

Annotata l’attuale situazione del calcio internazionale, oltre alla squalifica (su cui si attende ancora l’esito del ricorso) che pende sul Manchester City e che comporterebbe la squalifica per due stagioni dalle competizioni Uefa, ci chiediamo quale potrà essere eventualmente la prossima squadra che avrà il privilegio di essere presa in carico da Guardiola e appunto di conseguenza chi potrà essere il prossimo suo interprete o perché no, allievo, nel ruolo di mediano. In questo caso sarà ancora da capire se l’illuminazione cadrà su un talento in giro per l’Europa come quelli illustri citati in precedenza o se troverà (come nel caso di Busquets) un giovane da modellare a opera d’arte e a suo piacimento seguendo fedelmente il credo calcistico che lo contraddistingue ormai da più di qualche stagione. Si, perché quando l’allenatore più evoluto al mondo costruisce una squadra, oltre allo stile barocco e purissimo dei suoi elementi offensivi, dà forte importanza anche – come direbbero in Spagna – al mediocentro.  Il giocatore di Pep. Il giocatore che è stato Pep. Il giocatore su cui poggiare le fondamenta di un progetto tanto spettacolare quanto redditizio e vincente.