Il Torino di Giampaolo chiede tempo e fiducia per crescere

Una scelta forte della società in estate, un cambiamento radicale ma veloce, poi un inizio terribile con un solo punto nelle prime cinque gare di Serie A. Si può sintetizzare così l’avventura di Marco Giampaolo sulla panchina del Torino ma l’ultimo match, vinto 2-1 conto il Genoa in trasferta, ha consegnato ai granata i primi tre punti di ossigeno puro, garantendo la possibilità di guardare avanti con maggior fiducia.

E’ risaputo, d’altronde, quanto Giampaolo proponga un calcio elaborato, organizzato e per certi versi integralista, ma soprattutto bisognoso di tempo per attecchire tatticamente e mentalmente sulle sue squadre. Lo abbiamo visto prima a Empoli, poi in modo ancor più lampante alla Sampdoria dove dopo un brutto inizio abbiamo assistito a un triennio di buona continuità, e infine lo scorso anno al Milan nell’ultima esperienza del tecnico abruzzese prima della chiamata di Vagnati e Cairo.

C’è poi un’altra certezza. Marco Giampaolo ha la necessità, d’accordo o meno che si possa essere, di avere a disposizione una rosa cucita quasi perfettamente sulle caratteristiche delle idee proposte e sui suoi principi tattici. In questo senso trovare, analizzando la rosa, due giocatori come Izzo e Ansaldi molto adatti a una difesa a tre, il primo, e a un centrocampo a cinque, il secondo, non ha di certo favorito le operazioni di inserimento iniziali nel modulo del tecnico emerso ad Ascoli che prevede una difesa a quattro purissima. Così come ha creato inizialmente, e crea tuttora, grossi problemi per un fluido sviluppo di gioco la mancanza dell’acquisizione sul mercato di un giocatore abile a muoversi prettamente sulla trequarti, con gli interessamenti per  Joao Pedro e Gaston Ramirez rimasti tali e con Sasa Lukic che per necessità si sta invece ritagliando spazio in questo nuovo ruolo offrendo buoni riscontri.

Sasa Lukic (1997) festeggia dopo il gol del vantaggio in casa del Genoa, a Marassi.

Ma nonostante queste varie incongruenze, il floor e l’humus del Toro continuano ad apparire abbastanza adattei al livello e al progetto di costruzione di Giampaolo. Un po’ perché, dopo una stagione piuttosto negativa,  le pressioni non sono altissime, un po’perché la società vuole proteggere la sua scelta tecnica e sportiva, un po’ perché il potenziale umano mostra tutti  ragazzi che hanno bisogno di cominciare a dimostrare parecchio sul campo, e un po’ proprio perché questi ultimi sembrano prestarsi totalmente e con molta dedizione alla causa, con l’obiettivo di seguire la direzione indicata dal tecnico e migliorare.

Passando all’atto pratico, cosa prevede il progetto tattico desiderato da Giampaolo?

Sicuramente la costruzione dal basso, marchio di fabbrica, con una rapida distribuzione del pallone e uscite in impostazione codificate tra i due centrali e il centromediano, quello che dovrà offrire Rincon in questo caso. Tutto ciò per arrivare a rendersi pericolosi e a concludere con trame elaborate, mandando a vuoto le pressioni avversarie più con fraseggio che con la giocata individuale estemporanea dei centrocampisti. In fase difensiva c’è la stessa ossessione per il dettaglio: difesa a quattro organizzata, che deve salire e abbassarsi in totale sincronia, stare molto stretta nelle fasi di opposizione posizionale per permettere poi ripartenze immediate e organizzate con rapidità nella zona centrale di campo innescando le due punte (da qui l’importanza del trequartista).

Il Gallo Belotti, punto di riferimento del Torino di Giampaolo.

Un attaccante mobile e duttile più la presenza, l’efficacia e la volontà messe sul piatto dal Gallo Belotti, leader offensivo assoluto che dovrà (e sta già avendo modo di farlo) fungere da trascinatore totale magari al pari di Fabio Quagliarella nell’ecosistema della Samp di Giampaolo, per fare un esempio. Livello, personalità, gol ed esperienza da capitano, ma soprattutto l’obiettivo di offrire ai compagni un esempio e una seconda traccia per seguire, eseguire ed esaltare lo spartito dell’allenatore.

Perchè la squadra non è partita al meglio ma sta mostrando, da qualche partita, segnali positivi sotto il punto di vista dello sviluppo di gioco, e soprattutto l’intenzione di tutto il gruppo di voler proseguire con unità di intenti per questa strada con coesione, compattezza e condivisione di idee. Questo atteggiamento, se coltivato e confermato, farà tutta la differenza del mondo nel delineare – in un senso o nell’altro – le sorti del Torino e di Marco Giampaolo, che sicuramente meritano ancora tempo e fiducia tempo per provare a crescere insieme.