Il Sassuolo di De Zerbi può andare oltre l’ostacolo

Il Sassuolo di Roberto De Zerbi ha rallentato momentaneamente il suo inseguimento al Milan nel pomeriggio poco brillante di sabato contro un’Inter di Conte eccezionalmente battagliera, in un match che per molti avrebbe dovuto rappresentare per i neroverdi un test indicativo per misurare le ambizioni stagionali. Inutile ribadire quanto gli emiliani propongano un calcio fatto di possesso qualitativo, propositivo e a tratti davvero spettacolare, ma altrettanto importante invece, visto e considerato ormai lo status di alto livello raggiunto, sottolineare le circostanze in cui il castello costruito dall’ex tecnico del Benevento è parso un po’ fragile e abbastanza prevedibile da limitare e circoscrivere.

In questa stagione, e in questo recente periodo, sono sicuramente due le gare da prendere in considerazione: Sassuolo-Udinese e Sassuolo-Inter. Entrambe in casa, entrambe complicate, entrambe legate dallo stesso filo conduttore. Anche la differenza tra le squadre affrontate ci aiuta a comprendere il valore e la considerazione generale che il calcio italiano comincia a nutrire per Berardi e compagni: il Sassuolo è un’orchestra da temere, e – specie in momenti di difficoltà per chi lo affronta – da arginare alla vecchia maniera, addirittura provando a fare barricate, chiudere spazi e abbassare il baricentro quasi per l’intero corso della gara. Roba che, diciamocelo, solitamente si vede fare esclusivamente al cospetto di squadre top.

Ma se di fronte al compatto gruppo di Luca Gotti e a un contesto tattico avversario ostico il Sassuolo, nonostante lo 0-0 e le poche occasioni create per scardinare il fortino bianconero, aveva mostrato grossi progressi rispetto alle scorse stagioni in quanto a maturità, scelte, gestione del pallone, dei momenti e delle situazioni, come evidenziato dalle stesse parole di De Zerbi nel post partita (“Una gara del genere gli anni scorsi l’avremmo persa. Oggi ci siamo detti: se vogliamo provare a vincere dobbiamo considerare che potremmo essere costretti ad accettare il pareggio”), contro l’Inter i neroverdi hanno palesato più di qualche lato di debolezza, tattica, mentale e decisionale, andando a stimolare i punti di forza dell’opponente.

Conte si è presentato al Mapei Stadium con le idee chiarissime: stare basso in attesa, rendere difficile l’imbucata centrale negli spazi, e soprattutto oscurare le principali fonti di gioco avversarie. Così è stato, tant’è che le due punte nerazzurre, Lautaro e Sanchez, hanno concesso davvero poco spazio/tempo alla coppia Locatelli-Lopez, mentre l’intero reparto di centrocampisti, compresi Perisic, Darmian e a tratti Bastoni che si sganciava, si è occupato di aggredire e appannare la trequarti dove sono soliti agire Boga, Djuricic e Berardi.

Il Sassuolo, suo malgrado, forse voglioso di dimostrare tanto in un confronto così importante, ha commesso frettolosamente qualche errore di troppo all’alba dell’azione, favorito la retroguardia comandata da DeVrij ed è andato in pasto a un Inter che probabilmente non si era mai vista così in stagione per applicazione, determinazione, umiltà, e che magari nemmeno lo stesso De Zerbi si aspettava in queste vesti.

Lo stesso tecnico, dopo gli errori in impostazione dei suoi difensori, ha provato per tutta la gara a chiedere coraggio ai suoi, che probabilmente non lo hanno interpretato però nel modo più corretto. In occasioni del genere il Sassuolo, per portata, mentalità e struttura di gioco, dovrebbe forse provare a provare a portare avanti il maggior numero di uomini possibile e creare superiorità sulle corsie, allargando le maglie avversarie, magari anche con sovrapposizioni e proiezioi degli esterni bassi (per esempio quanto sviluppato nell’occasione capitata sul destro di Toljan) e successivamente riaggredire con grandissima veemenza la palla persa o contesa per evitare transizioni avversarie e attaccare gli spazi generati (come accaduto nell’azione che ha portato al palo di Djuricic, l’opportunità più importante per i suoi), piuttosto che cercare sempre la trama centrale, pulita e “semplice” per i palleggiatori. Il Sassuolo, nel match di sabato, lo ha fatto troppo poco e con poca convinzione, cercando appunto troppo spesso la giocata difficile nella zona centrale presidiata dai tre guerrieri di Conte – Vidal, Barella e Gagliardini -, aspetto che ha determinato una serie abbastanza corposa di ripartenze interiste pericolose e soprattutto la peggior prestazione stagionale di Locatelli, solitamente faro assoluto dell’inizio azione neroverde.

All’atto pratico, nei match più delicati e complicati da sbloccare o recuperare, il Sassuolo può e deve trovare delle alternative al suo gioco, magari provando l’attacco diretto della profondità sugli esterni (Boga lo ha provato in un paio di occasioni tra Skriniar e Darmian, può e deve farlo anche Berardi quando al centro c’è intasamento) senza per forza doversi snaturare eccessivamente. Perché si, anche qui, le indicazioni di De Zerbi nel post-Udinese ci lasciano intendere precisamente la linea tracciata: “In estate abbiamo pensato a una punta alternativa, una soluzione per buttare la palla alta in caso di necessità per facilitare le operazioni nei momenti difficili, ma io e i miei ragazzi siamo convinti che anche in quelle situazioni non ci saremmo trasformati e avremmo continuato a proseguire nell’istinto di tenere la palla bassa e giocare a calcio, anche all’ultimo possesso della gara”.

Il progetto avanguardista del Sassuolo è a buon punto, ma sicuramente ha ancora dei risvolti di miglioramento, per carattere, varietà e interpretazione, importanti per raggiungere davvero il livello più alto, così come – del resto – il suo allenatore. Ammirate la bellezza del gioco di posizione e la preparazione di Roberto De Zerbi, sarebbe davvero un peccato non vedere questa squadra sfruttare ed esercitare il massimo del potenziale in tutte le sue possibili sfaccettature per arrivare sempre più spesso al risultato. Fattore che poi, probabilmente, sarà anche l’ultimo step necessario per regalare al panorama calcistico uno degli allenatori più interessanti e pronti su scala europea.